giovedì 11 ottobre 2012

Maria De Filippi TI ODIO


La mia non è una semplice offesa alla signora della televisione commercial-sentimentale. Per quanto io lo abbia sempre pensato (senza sentimenti radical chic a indicare la via, ma solo buon senso e stomaco debole) è stato il giornalista Carmine Castoro a scrivere un libro con un titolo come quello riportato qui.

La lettura si sta rivelando addirittura avvincente. Mi convince l'argomentazione e le intenzioni sono condivisibili massimamente, per me almeno.

L'interrogativo inquietante alle soglie del terzo millennio, sarebbe quello di continuare o meno ad usare i meccanismi di inclusione/esclusione come gli unici capaci di dettare le leggi della convivenza, anche perché i piu duttili a sussumere una finta idea di comunità alla concretissima smania di profitto di quell'oligarchia padronale che governa il mondo. Bauman ha ragione. Un tempo facevano paura le idee, la sovversione, il credere nei grandi progetti di trasformazione e di acquisizione dei diritti[...]. Oggi tutto si gioca sull'immateriale, sui desideri e i consumi, sulla febbre incessante delle scelte e sulla liquidità dei parametri di riferimento.


OGGI NON SI è DISERTORI O RIBELLI, CAVALIERI SENZA PAURA O RIVOLUZIONARI INCORRUTTIBILI. Oggi il "negativo" sociale ha le caratteristiche fluide e nefaste, estetiche e perturbanti di chi non è bello, gradevole d'aspetto, o non copre sufficientemente bene - e chirurgicamente o chimicamente - la sua vecchiaia o la decadenza degli anni, di chi è insolvente chimicamente e non può spendere più del dovuto, più del sufficiente, di chi risulta antipatico o troppo complicato da capire, e quindi disdicevole, perchè non assimilabile nelle logiche di gruppo, di chi non è principe del superfluo ma arriva faticosamente a coprire la sopravvivenza sua e della famiglia. Di chi non mira a fare del suo aspetto, della sua intimità, della sua biografia personale manichino da palcoscenico, siparietto per i lazzi e gli sputi della plebe come avviene in tanti talkshow, di chi non si riconosce nella fanghiglia dell'immaginario collettivo e cerca un elemento di distinzione o di semplice eleganza.
[...]
Oggi un discorso serio, culturale, controcorrente o di dissenso politico aperto, non fa più paura a nessuno, perché è automaticamente assorbito dal rumore di sottofondo di tutti quelli che brigano per scalare il potere o affollano i centri commerciali per ingozzarsi di smartphone e playstation.


Oggi quindi o sei dentro, o sei fuori. 
E se credi di predicarti attraverso la tua formazione, lo studio, sei un povero illuso, se non un demente, un mezzo matto che nessuno prende sul serio.